Anidride Carbonica

Quando si parla di anidride carbonica, nota anche come diossido di carbonio, si fa riferimento a un elemento di importanza vitale per il nostro pianeta.

Questo infatti è il risultato della nostra respirazione e a sua volta viene coinvolto in quella che è la fotosintesi delle piante. Nonostante ciò, negli ultimi anni la sua presenza massiccia ha costituito un problema sempre più sentito a livello ecologico.

L’anidride carbonica infatti, è prodotta anche da qualunque tipo di combustione e, vista l’attività umana sul nostro pianeta, la stessa si è moltiplicata esponenzialmente. Ciò ha influito su alcuni fenomeni come l’effetto serra, tanto più che la graduale riduzione degli spazi verdi del pianeta ha accelerato l’aumento di tale elemento.

Il diossido carbonio è conosciuto con la formula chimica CO₂. La molecola del gas di cui stiamo parlando è costituita da un atomo di carbonio e da due di ossigeno. La sua scoperta risale al 1638, anno in cui il chimico Jean Baptiste van Helmont descrisse l’anidride per la prima volta.

Respirazione e fotosintesi: i due volti dell’anidride carbonica

L’anidride carbonica è il prodotto della respirazione animale e il “nutrimento” della fotosintesi clorofiliana. Questo equilibrio permette, da tempo immemore, il proseguire della vita sulla Terra.

La respirazione è un riflesso involontario che comincia nel momento in cui un animale viene al mondo e termina solo con la sua morte. Si tratta di un processo meccanico, attraverso cui il diaframma si contrae andando a ridurre la pressione dell’aria nei polmoni, spostando la stessa.

L’aria viene “catturata” attraverso il naso, utile per filtrare la stessa prima che raggiunga i polmoni. Attraverso questa procedura, il corpo assume ossigeno e si libera di un gas non utile, ovvero proprio il diossido di carbonio.

In realtà, è molto utile per le forme di vita vegetale. Attraverso il processo della fotosintesi clorofiliana, le piante sfruttano anidride carbonica e luce del sole per andare a “nutrirsi” andando ad ottenere glucosio.

Allo stesso tempo, questo processo, restituisce ossigeno all’ambiente circostante. Si può dunque affermare che piante e animali vivano in una sorta di simbiosi, un ciclo infinito nel quale l’uomo è intervenuto alterando pericolosamente questo equilibrio.

Quantà di ossido di carbonio può assimilare un albero?

Un dato interessante sotto questo punto di vista è la quantità di anidride carbonica che può essere assimilata da un singolo vegetale. Tenendo come modello un arbusto di dimensioni nella media, in un contesto climatico temperato e a stretto contatto con aree urbane, può assorbire fino a 20 chili annui di CO₂.

Un’altra curiosità riguarda l’albero che in assoluto è in grado di rielaborare la quantità maggiore di anidride carbonica. Stiamo parlando dell’Acero Riccio, una pianta colossale che può raggiungere anche i 20 metri di altezza. Secondo alcune stime, questo è in grado di assorbire fino a 190 chili all’anno di diossido di carbonio.

Quanta anidride carbonica produce un uomo respirando? Dati precisi a riguardo sono difficili da reperire. Va detto che, in media però, attraverso tutte le attività giornaliere (come cucinare, lavarsi eccetera) un essere umano produce circa 1,3 tonnellate di CO₂ annui.

Anidride carbonica e qualità della vita

Gli effetti dell’aumento di CO₂ stanno gradualmente manifestandosi con sempre maggiore intensità. Il numero di abitanti del pianeta, l’utilizzo di combustibile e la deforestazione stanno rendendo questo problema sempre più sentito di anno in anno.

A farne le spese sono diversi ambiti. A livello alimentare, per esempio, le coltivazioni di riso e grano ne risentono sia per quanto concerne la qualità che la quantità degli alimenti. Ciò potrebbe, nel giro di qualche decennio, portare a grandi carenze la popolazione mondiale per quanto riguarda ferro e zinco.

Come già accennato, l’aumento esponenziale del diossido di carbonio va ad incrementare l’effetto serra e riscaldamento globale. In questo modo, la temperatura globale è destinata gradualmente a salire, con una serie di ripercussioni estreme a livello climatico.

Leggi l’approfondimento su cos’è il riscaldamento globale.

Non solo: l’alzarsi della temperatura delle acque e dell’aria, comporta alcune mutazioni particolari. Per esempio, la decomposizione generalmente tende ad essere molto più rapida con temperature più alte e ciò, su scala globale, può portare a problemi di portata enorme.

Sfortunatamente questi meccanismi sono già innestati e, a quanto pare, il processo non sembra volersi fermare. Se in alcune aree del mondo il sentimento ecologico sta portando comunque a un perlomeno parziale freno delle emissioni, ciò non è valido per alcuni paesi in via di sviluppo.

Qui, gli scarsi controlli e la crescita massiccia della popolazione, rende estremamente difficile poter controllare questo fenomeno e tanto meno cercare di arginarlo in qualche modo.

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